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Da P.M.S Hacker, Wittgenstein, London 1997

(trad. it di Marcello Monaldi, Sansoni, Milano 1998).

Critica della filosofia come disciplina cognitiva.

Nel corso della sua storia, la filosofia è stata sempre vista come una parte integrante della generale ricerca del vero, e, quindi, interpretata come una disciplina cognitiva, ossia come un sapere che, impegnato ad acquisire nuove conoscenze e a costruire teorie, aspira alla verità e si sforza di contribuire alla conoscenza umana.

Wittgenstein non condivideva questo modo di intendere la filosofia e contestava l’assunto che la voleva disciplina cognitiva.

"La gente, osservava, dice sempre che la filosofia non fa progressi e che gli stessi problemi filosofici che già impegnavano i greci continuano ad occuparci anche oggi. Ma chi parla in questo modo non comprende perché le cose stiano così. Il motivo è che il nostro linguaggio è rimasto lo stesso e ci porta sempre verso gli stessi quesiti. Fin tanto che esisterà un verbo "essere" che pare funzionare come i verbi "mangiare" e "bere", fin tanto che vi saranno aggettivi come "identico", "vero", "falso", "possibile", fin tanto che gli uomini parleranno di uno scorrere del tempo e dell’estensione dello spazio ecc.; fin tanto che si verificherà tutto ciò, gli uomini andranno a urtare contro le stesse noiose difficoltà e continueranno a guardare fisso qualcosa che nessuna spiegazione sembra in grado di eliminare".

: La filosofia come analisi del linguaggio.

I problemi filosofici sorgono innanzitutto da caratteristiche fuorvianti del nostro linguaggio, poiché esso può presentare concetti molto diversi in forme simili.

Esempio:

 il verbo "esistere"

In filosofia si viene continuamente sviati da somiglianze grammaticali che nascondono profonde differenze logiche.

Noi poniamo così delle domande che risultano intellegibili se sono rivolte a certe categorie di cose, ma perdono ogni significato o ne acquistano uno molto diverso se sono rivolte a cose che rientrano in una categoria differente.

Spesso le domande filosofiche sono alla ricerca non tanto di una risposta quanto di un senso. "La filosofia è una lotta contro l’incantesimo del nostro intelletto, per mezzo del nostro linguaggio" (Ricerche filosofiche).

Filosofia e scienza.

La filosofia è radicalmente diversa dalla scienza.

La scienza costruisce teorie che ci aiutano a spiegare e a predire gli eventi.

Ma in questo significato di "teoria" non c’è posto per la filosofia.

Il compito della filosofia è di risolvere e dissolvere i problemi filosofici mediante la chiarificazione di ciò che ha senso.

Il metodo di cui fa uso la filosofia: descrivere l’uso delle parole per dissipare la confusione concettuale, quella confusione che scaturisce, tra le altre cose, anche da errori inconsapevoli nell’uso delle parole.

Compito della filosofia non è tanto risolvere una contraddizione o un paradosso mediante un’innovazione concettuale, quanto ottenere una visione chiara della struttura concettuale che ci assilla: si tratta di accertare lo stato delle cose prima che la contraddizione sia risolta.

Non possono esserci nuove scoperte in filosofia: tutto ciò che è rilevante in un problema filosofico è perfettamente visibile nell’uso delle parole governato da regole. Tutte le informazioni che ci occorrono si trovano nelle nostre conoscenze circa il modo di usare le parole che usiamo, e di questo dobbiamo solo ricordarci.

: Il duplice aspetto della filosofia.

Una rappresentazione perspicua fornisce una mappa del terreno concettuale, ossia una visione panoramica di tutto ciò che può provocare oscurità, ottenuta indagando le connessioni concettuali che solitamente trascuriamo e che, se trascurate, generano confusione.

Essa rimette in ordine quelle regole d’uso che ci sono perfettamente familiari, ma che stentiamo a considerare come un tutto.

In questo modo, le regole d’uso diventano visibili nel loro insieme, rivelando il carattere logico delle parole che sono fonte di confusione sul piano della riflessione filosofica. Pertanto "[q]uesti problemi vengono risolti non sulla scorta di una nuova esperienza ma mettendo assieme ciò che è noto da tempo".

Esempi di alcuni segmenti del nostro linguaggio che maggiormente presentano impedimenti alla comprensione (a causa della grammatica superficiale delle espressioni, ossia di quella parte che è immediatamente comprensibile, come la distinzione tra sostantivi, verbi e aggettivi):

: Le difficoltà dell’indagine filosofica.

L’indagine filosofica deve superare la difficoltà dovuta alle immagini pittoresche, quanto fuorvianti, che noi associamo alle parole.

Si tratta di un’iconografia verbale di antica provenienza che non è falsa, ma che costituisce comunque un elemento immaginativo, insito nel linguaggio, che, quando viene preso alla lettera, può suggerirci riflessioni e problemi che sono solo castelli di sabbia.

Esempi: